Pubblicato su Domusweb
E’ quasi completo il nuovo mercato di Testaccio con l’apertura, a poco più di un anno dalla sua inaugurazione, del piccolo slargo attrezzato di sedie, tavolini e ombrelloni, collocati tra il bar, i banchi di ortofrutta ed il grande affaccio a cielo aperto sugli scavi archeologici sottostanti. Questa novità può sembrare poca cosa ma si tratta di una modifica importante che rafforza e chiarisce la dimensione pubblica di quest’opera e le intenzioni progettuali del suo architetto, Marco Rietti: realizzare un mercato pensato come luogo di incontro e di integrazione sociale, una piazza-mercato, che riproduce la struttura urbana di Testaccio.
I numerosi ingressi, la complanarità tra marciapiede e pavimentazione del mercato e la permeabilità alla luce della struttura (caratterizzata da un sistema di schermature verticali traforate e pannellature fotovoltaiche quasi orizzontali che insieme regolano e filtrano il passaggio dell’aria e della luce), garantiscono infatti la continuità percettiva tra fuori e dentro. E il trattamento dei banchi rafforza l’immagine della città nella città. Ognuno è come una bottega: una campata strutturale tra pilastri collegati da un’architrave con un parapetto (che delimita con precisione lo spazio di ciascuno) ed un ingresso. Tutti sono affacciati su percorsi pedonali che proseguono idealmente i percorsi urbani e convergono in un accogliente luogo di sosta, ricavato per semplice sottrazione di alcuni banchi dalla griglia modulare. Come ribadiscono i cartelli: sedie e tavoli sono per tutti (non solo per i clienti del bar).
È così che se fino ad una certa ora la piazzetta è un punto di sosta per mamme con bimbi piccoli, o per appuntamenti con aperitivo, ad ora di pranzo si anima di gruppi di studenti che dalla vicina facoltà di Architettura vengono qui a mangiare una pizza o un panino, scelto tra uno dei tanti banchi del mercato.
Nonostante le difficoltà di cui Rietti mi racconta, legate al meccanismo del project financing con cui l’insieme del lotto, composto dall’opera pubblica vera e propria (il mercato) e da un’opera accessoria (un blocco di spazi commerciali, amministrativi, abitativi e parcheggi), è stato realizzato, l’operazione mi sembra estremamente interessante e carica di valore dimostrativo. Si tratta infatti di un’opera realizzata su un’area di proprietà pubblica con spese totalmente a carico di un operatore privato (la Cogeim S.p.A) che la avrà in gestione per un certo numero di anni (30 il mercato e 90 le opere accessorie). Al termine della concessione le opere torneranno nella piena disponibilità del Comune di Roma, che ne è il proprietario.
Se questo è il meccanismo economico urbanistico che ha permesso la realizzazione dell’opera (un accordo tra pubblico e privato in cui è garantito il giusto utile per entrambi), ciò che ha davvero permesso la realizzazione di un progetto di qualità è però una storia più lunga e complessa, che ha visto l’architetto ricevere l’incarico dall’impresa non per un pregresso rapporto di lavoro tra loro, ma per un rapporto già consolidato tra l’architetto, gli operatori del mercato e le associazioni di quartiere (dovuto ad un precedente incarico di progettazione in una fase di indagine preliminare compiuta dal Comune). È questo legame tra architetto e gruppo sociale, mi racconta l’architetto, il vero segreto di quest’opera: sono gli operatori del mercato ad aver capito, voluto e difeso la qualità del progetto.
Nell’insieme, in un paese di opere pubbliche non finite, non gestite, non realmente pensate per la città e con la città, il Nuovo Mercato di Testaccio rappresenta una piccola, felice storia di successo.
Cronologia: 2003-2012
Concessionario: Cogeim Spa
Progetto Mercato: Marco Rietti
Progettazione architettonica del project-financing: Renato Guidi, Marco Rietti, Irene Scalzo
Direzione Lavori: Marta Alieri (Cogeim spa)